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Al Museo Rimoldi la Collezione Antonio e Cicci Allaria: CAPOLAVORI DEL NOVECENTO ITALIANO

11 Marzo 2013
Feliciana Mariotti
Archivio 2013
Al secondo piano del Museo d’Arte Rimoldi, a ra Ciasa de ra Regoles, è possibile ammirare La Collezione Antonio e Cicci Allaria: Capolavori del Novecento italiano. Alessandra Allaria, figlia del collezionista e medico del Codivilla professor Antonio Allaria (1915-1990) ha concesso in comodato al museo ampezzano novanta opere, di cui oltre settanta di Mario Sironi. Le opere di Sironi,  alcune di grande dimensione e di straordinario valore coprono tutto l’arco di vita dell’artista e sono presentate accanto a dipinti di Picasso, de Pisis, Guttuso, Graham Vivian Sutherland, Anton Zoran Music, Corrado Cagli, Massimo Campigli, Marino Marini, Giuseppe Capogrossi, Oscar Kokoschka e Mino Maccari. I lavori di Sironi risalgono, perlopiù, agli anni ’40 e ’50, un periodo particolarmente duro per il Maestro, da più parti considerato un “artista di Regime”: deluso dalla deriva totalitaria e dal successivo crollo dell’ideologia fascista, straziato dalla morte della glia. I dipinti di questi anni, fortemente ispirati dal paesaggio montano di Cortina, sono intensi e duri, di grande forza espressiva. Molte opere non sono datate. Non mancano alcuni cammei come: Ritratto di Boccioni in trincea 1915, Cavaliere 1921, Il lottatore 1923, Composizioni (Montagne) 1930 ca., Ritratto di Mimì Costa 1930-’31, Il Pittore 1932, Composizione murale 1934, Composizione 1935-’36 (mosaico). Una vera chicca è Su un foglio del Corriere della Sera 1924, una tempera su carta di giornale. La politica incominciava a deluderlo, così scriveva nell’estate-inverno 1933(?) a proposito della situazione in cui viveva: «[…] Io sono una vittima di una situazione politica che non mi riguarda che indirettamente, ma che va maturando lentamente e alla fine dovrà chiarificarsi e sarà una cosa assai grave. E intanto i più nobili e i più dati sono combattuti e, forse senza sapere il male che ci si fa, allontanati». Senza dimenticare l’oblio in cui cadde nel secondo dopoguerra, quando venne identi ficato con la dittatura fascista, un’epoca che si preferiva dimenticare. Sironi fu straziato anche in seguito al suicidio, avvenuto il 5 luglio 1948, di una delle sue due figlie: la diciassettenne Rossana. Così scrisse nel 1948 in seguito a quella tragedia: «[…] Tesoro mio, anima mia tanto diletta, anima di tutte le mie illusioni dove sei dove sei Ti sogno in cielo nel Paradiso, nel paradiso vicino a Dio che ti ama diletta come me e non solo del mio povero amore senza forze senza speranza Ti sogno divina ora, circondata di gloria, di pace ineffabile come ti ho visto quando sei uscita dalla chiesa coperta e sublimata dalle preghiere dei morti e non eri più una povera cosa umana, ma una vita sovrumana consacrata in Dio - terribile di grandezza davanti a me miserabile e straziato di pianto e di terrore. […]» e l’ultimo scritto del 1945 - 1950 circa, sempre dedicato alla figlia che non era più in vita: «Ma quello che è venuto dopo è stato veramente una cosa spettrale con una aureola paurosa di delusioni e bocconi amari che mi sono rimasti nella gola. Ora sono più selvaggio più duro di prima di questa prova terribile. Ho visto cose che tutta la mia amara filosofia a non mi avrebbe mai fatto immaginare ho visto l’atrocità della vita e la bestialità umana. Bene. Ora vorrei trovare la forza di rimettermi lo zaino in spalla e ripartire col mio nero bagaglio per la mia immensa solitudine. […] Ti mando il mio saluto attraverso le lagrime. I medici non riescono a nulla con me perché dicono non sanno vincere il timore di offendere questa estrema sensibilità. E invece a me proprio a me è toccato il destino più duro, i bocconi più rivoltanti. Oh Signore abbi pietà di me. I medici confondono la sensibilità con la forza e non sanno che chi è più sensibile è più forte». Nella biografia artistica Mario Sironi - Arte e politica in Italia sotto il Fascismo così scrive Emily Braun: «Sironi è un esempio emblematico di contraddizioni portate all’estremo, un uomo capace di esplosioni di rabbia incontrollabile seguite da un rimorso evastante... Emarginato dopo la seconda guerra mondiale e distrutto dalla morte della figlia, Sironi fu sempre più pervaso dall’amarezza e dal dolore». Era un uomo dalle emozioni forti, vulnerabile e aggressivo. In Autoritratto I e in Autoritratto II a matita su carta del 1949, esposti nella mostra, visibili sono gli stati d’animo del momento, entrambi furono eseguiti nello studio del professor Allaria; il primo - secondo quanto raccontato dalla figlia Alessandra durante la conferenza illustrativa della collezione - fu eseguito durante una crisi nervosa, il secondo sotto morfina, l’artista quasi d’impulso accartocciò i suoi lavori e li buttò via, mentre il professore riuscì a recuperarli e a farseli firmare; uno dei due ha anche, scritta a penna, una dedica al professore che lo ebbe in cura con tanto amore. E proprio a questi due autoritratti è dedicato l’incontro musicale-didattico, organizzato, dalla direzione del Museo Rimoldi in collaborazione con il Festival e Accademia Dino Ciani, per domenica 24 marzo alle ore 11.00 intitolato: Anima scordata con la violoncellista Adele Bitter. In mostra c’è anche un dipinto Il mio funerale, tempera su tela, realizzato nel 1960, un anno prima della sua morte in cui l’artista evidenzia l’assenza di gente, e così avvenne: l’artista morì, all’età di 76 anni, in una clinica il 13 agosto 1961 e i funerali si svolsero in una Milano deserta. Un anno dopo alla Biennale di Venezia gli fu dedicata una retrospettiva, che dette vita al mito di Sironi come genio dimenticato e incompreso. In mostra ci sono le  montagne, i paesaggi, i ritratti, le composizioni, i murali. Interessanti: Bassorilievo con figure del 1940 in bronzo e Figura in preghiera 1942 a tecnica mista su tavola e le due opere, non datate, dedicate al duce: Mussolini e Mussolini a cavallo. Nel 1952 Sironi ebbe una malattia alle ossa. Per questo i suoi soggiorni a Cortina diventarono sempre più frequenti. Sono di quegli anni: Composizione (Il Mito)1952, I Profeti 1953, Figura su sfondo giallo 1956, Composizione astratta (mosaico) 1957, Composizione (mosaico) 1957, Dante 1958, Cielo Blu 1958. Attraverso questa collezione si scopre l’amore per l’arte del professor Allaria e il legame tra due collezionisti che vivevano e lavoravano a Cortina uniti dalla stessa passione resa esplicita da uno scambio d’opera: Nudino di de Pisis con dedica a Mario Rimoldi fu ceduto ad Allaria che in cambio diede a Mario Cavalli che passano di Anton Zoran Music.

Feliciana Mariotti

© il Notiziario di Cortina

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