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IL FASCIO DI LUCE DI STEFANO CAGOL SU CORTINA

11 Marzo 2013
Feliciana Mariotti
Archivio 2013
Foto Feliciana Mariotti (www.ilnotiziariodicortina.com) Nonostante le condizioni meteo avverse, il fascio di luce di Stefano Cagol si è visto. «Non c’è stata la paura di non fare l’evento - ha spiegato Gianluca D'Incà Levis di Dolomiti Contemporanee - ma siamo stati costretti a scegliere un punto diverso, visto che a Passo Giau non si vedeva nulla. L’intento era quello di farlo ammirare a Cortina utilizzando un fascio di 15 km di gettata potenziale. E ci siamo riusciti, da sotto il Faloria puntando verso le Tofane. Nevicava, e c’era molta nebbia: la Tofana di Rozes non si vedeva, il raggio bucava lo spazio bianco, e a un certo punto si perdeva, la nebbia e i occhi lo assorbivano e lo espandevano nelle rifrazioni e il raggio, penetrando con dif ficoltà nel quasi muro, si raccorciava e gonfiava, prendeva un corpo massivo, non era più solo una lunghezza, ma anche una forma espansa, diventava massa, massa globulare, e per due ore la neve ha attraversato il fascio, giocandovi sopra, ma mosso e dinamizzato dalla precipitazione continua nel ritmo costante-cangiante della caduta. Naturalmente è stata significativa l’idea della performance, del travalicamento, degli sconfinamenti (il raggio è visivo, ma lo sconfinamento è ultra-visivo, l’idea prescinde e supera anche l’immagine di sé, la fine della rappresentazione del proprio confine)». «Non siamo riusciti a toccare le Tofane, simbolo delle Dolomiti, di eventi tragici - continua l’artista trentino Stefano Cagol che ha avuto l’idea di questa installazione contemporanea - l’importante era attivare la luce concettuale, quella sì è arrivata a destinazione; una luce affascinante e mistica allo stesso tempo... una cortina di nebbia a Cortina». E ora questa forma d’arte in movimento si sta spostando su un furgone; dalle Alpi arriverà al Circolo Polare Artico, direttamente alla Triennale d’Arte, passata la Germania, arriverà in Danimarca, l’11 marzo sarà a Oslo, girerà tutta la Norvegia no a raggiungere il Mare di Barents. «Durante il viaggio avrà ampio respiro la mia vena artistica, sarò spontaneo - continua Cagol - sceglierò i luoghi più adatti per cimentarmi. La documentazione del viaggio si potrà seguire su artribune.it e sul sito dolomiti contemporanee (anche su Facebook)». L’idea però non è nuova. Qualcosa di simile l’aveva già provata: «In occasione dell’inaugurazione di Manifesta 7, la Biennale in Trentino Alto Adige nel 2008 avevo puntato un raggio di luce sopra Trento. Era un punto fermo con un diverso signi ficato: togliere i con fini tra Trento e Bolzano. Ora invece la luce supera i confini, apre la mente e fisicamente gira, in un viaggio itinerante che tocca più luoghi». «Quello che mi preme sottolineare - conclude Gianluca D'Incà Levis - è che questo viaggio ha due tappe iniziali e due finali, fondamentali sono state quelle del Vajont e di Cortina d’Ampezzo, due realtà singolari sia per far conoscere il progetto, che per dare visibilità all’evento; hanno catturato l’attenzione di 15 istituti nazionali e dei media di tutta l’Italia».

© il Notiziario di Cortina

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