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VIOLENZA DONNE. IN VENETO 63 PUNTI DI ACCESSO

25 Novembre 2021
Feliciana Mariotti
Attualità

inaugurazioneLo spirito della giornata di oggi deve essere quello che ispira la convivenza sociale per 365 giorni l’anno. La violenza, verbale o fisica che sia, è un aspetto esecrabile dell’animo umano, che bisogna imparare a reprimere e soffocare. La violenza sulle donne è un fenomeno orrendo, anche perché in molti casi si scatena in ambito famigliare o in quello di una relazione sentimentale. Le donne che si sentono minacciate vanno aiutate e protette. Chi le minaccia, o peggio le maltratta, va perseguito senza indulgenze”, afferma il Presidente della Regione del Veneto, in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. “Esprimo solidarietà e vicinanza a tutte le donne e alle loro famiglie colpite da questa piaga della società moderna e assicuro loro – prosegue Zaia – che, almeno in Veneto, non sono sole. Lavoriamo tutti i giorni per far affermare una diffusa cultura del rispetto, della ragionevolezza, ma anche per fare la nostra parte istituzionale creando servizi concreti. In Veneto – ricorda Zaia a questo proposito – operano 26 Centri Antiviolenza, 37 Sportelli e 27 Case Rifugio, delle quali 17 a indirizzo segreto. Nel solo 2020 abbiamo preso in carico nei Centri Antiviolenza 3.110 donne che avevano bisogno di aiuto. In generale, un contatto su tre viene preso in carico e L’81% delle violenze si manifesta all’interno di relazioni della coppia, sia in relazioni in corso che concluse. Numeri che indicano la strada di un ulteriore rafforzamento dei già ampi servizi regionali, ma anche l’assoluta necessità di prevenire, attraverso ogni azione possibile. Il fenomeno, come ci riportano purtroppo cronache quasi quotidiane si va diffondendo in maniera preoccupante, e si ha la sensazione che le norme di tutela delle donne a rischio violenza non siano così incisive come sarebbe necessario. E’ una questione della quale credo debba occuparsi al più presto il legislatore nazionale con una revisione complessiva di quanto oggi previsto da leggi e procedure. Bisogna fare il possibile – conclude Zaia – perché una donna in pericolo venga difesa con forza e concretezza, appena verificata la veridicità della denuncia, i violenti vanno perseguiti e puniti con più durezza perché le vite spezzate o rovinate dalla violenza di genere sono troppe ed è arrivato il momento della tolleranza zero”.

Oggi, a Castegnero (Vicenza) l’Assessore alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin (nella foto), inaugurando  il nuovo Sportello “Spazio Donna”, che va ad aggiungersi alla complessa rete regionale di assistenza e aiuto alle donne in pericolo o vittime di violenza, ha detto: “Quello di oggi è un gesto concreto con il quale la Regione Veneto rilancia il suo impegno contro la violenza sulle donne. Abbiamo voluto aggiungere un nuovo tassello di una rete di assistenza composta da 26 Centri Antiviolenza, 37 Sportelli di Ascolto e 27 case rifugio”. “Per l’inaugurazione – aggiunge la Lanzarin – abbiamo scelto come simbolo della Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne un’iniziativa concreta, un nuovo servizio che può diventare un porto sicuro. Non dimentichiamo certo la necessità di insistere nel sostegno al recupero di una diffusa cultura del rispetto, di creare occasioni di riflessione, di rivolgersi a quegli uomini e a quelle famiglie dove non si riesce a sopprimere istinti aggressivi che purtroppo talvolta sfociano nella morte. Per la violenza contro le donne non c’è scusante che tenga. C’è da prevenire, in ogni modo possibile, costruendo un lavoro di squadra tra Istituzioni”.

Nell’occasione del 25 novembre, la Regione ha elaborato anche alcune interessanti statistiche riferito all’anno 2020:

I punti di accesso. Nel Veneto sono presenti 26 Centri Antiviolenza (CAV) e 37 sportelli. I punti di accesso complessivi a cui le donne possono rivolgersi sono 63 (26+37).

Le case rifugio Le case rifugio sono 27, 17 sono di tipo A ad indirizzo segreto e 10 di tipo B. Nel 2020 i contatti raccolti dai Centri di Ascolto Veneti sono stati 6.570 e 1.935 le donne prese in carico. I dati più alti si registrano a Venezia (783) e Padova (596). Il dato complessivo delle donne prese in carico dai centri antiviolenza nel 2020 è di 3.110 donne. In pratica un contatto su 3 si traduce in una presa in carico, a significare la rilevanza del fenomeno.

Il profilo demografico e sociale si conferma come nel passato, più della metà sono donne di età fra i 31 ed i 50 anni.

· Il 67% sono donne italiane.

· Il 63% delle donne prese in carico ha un grado di istruzione medio alto.

· Il 53% delle donne ha un’occupazione (61% nel 2019).

 L’81% delle violenze si manifesta all’interno di relazioni della coppia, sia in relazioni “in corso” che “concluse”. Nel 2019 i contatti raccolti dai centri antiviolenza (CAV) erano stati 7127, sono scesi a 6570 nel 2020. Le prese in carico sono scese da 2182 del 2019, a 1935 del 2020. Il dato complessivo delle donne prese in carico dai centri antiviolenza nel 2020 è di 3110 donne (3174 nel 2019).

 “Questo calo – fa notare la Lanzarin – è preoccupante e gli esperti indicano nel lockdown vissuto per il Covid la causa prima”. Nel 2020 è stata presa in carico una donna ogni 789 donne residenti, dato in aumento rispetto al 2019 con 1 donna ogni 770. 146 casi registrati riguardano donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza a seguito di violenza nata da convivenza forzata a causa del Covid-19 (violenza esacerbata dalla perdita di lavoro). Il 10% delle donne che iniziano il percorso lo abbandonano (314 donne).

 La Tipologia di violenza è la seguente: psicologica 2445 casi, fisica 1906. Accessi al PS sono stati 794. La rilevazione riporta che per “violenza non fisica” vi sono state 4.089 situazioni mentre per la violenza fisica (compresa la violenza sessuale e le molestie) vi sono state 2.449 situazioni (per entrambe i casi è da precisare che le donne potevano indicare più opzioni). L’81% delle violenze si manifesta all'interno di relazioni della coppia, sia in relazioni “in corso” (1792 casi) che “concluse” (744 casi). Il personale dei CAV valuta il rischio applicando metodi e tecniche codificate e scientifiche. Dei casi affrontati nel 2020 il 34% è stato valutato “a rischio” che corrispondono a 572 donne che per la maggior parte dei casi vede l’allontanamento dal maltrattante: 45% – 260 casi – con trasferimento da familiari o conoscenti 12% – 71 casi – con trasferimento in case rifugio 43% – 241 casi – altre soluzioni (comunità mamma bambino, comunità di prima accoglienza, alloggio protetto, strutture ricettive di tipo privato o religioso, ecc.)

 Le case rifugio Le giornate di presenza sono state 41.441 ed il tasso di occupazione è del 63%. La presenza media è di 10 mesi. Sono state ospitate 141 donne (37 senza figli) e 148 figli. Il 75% delle donne è straniera. Il 75% delle donne non ha un’occupazione.

La violenza assistita e diretta sui figli Delle 3319 donne prese in carico 2056 hanno figli o figlie. La violenza è stata agita su 2203 figli: 117 violenza diretta (5%) e 1712 violenza assistita (77%)

Le denunce alle forze dell’ordine Sono pari al 35% delle donne prese in carico dai CAV (29% nel 2019 e 25% nel 2018), si tratta di 1077 casi (952 nel 2019).

© il Notiziario di Cortina

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